I Termini

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Li nostri maggiori volevano sommo silenzio... che non era lecito... se non dire <Sminchiate>... dove vuol dire giocate Trionfo, e per l'ordinario, il Trionfo Maggiore. Poscia inventarono di picchiare, battere, e tirar indietro la carta invece di parlare. Gli scrittori del Cinquecento, esaltando le meraviglie speculative dei Tarocchi, facevano spesso cenno al silenzio concentrato che circondava il tavolino. Vedo facilmente nobili e intellettuali meditabondi in bei salotti, ma fatico a immaginare taverne silenti e riflessive. Le segnalazioni tra compagni nascono con la volgarizzazione del gioco e la sua entrata nei locali pubblici.

La segnalazione alla voce o al gesto informava il tavolo sulle proprie carte e sulla propria distribuzione. Essendo il Tarocchino un gioco ad atouts che si finalizza nella caccia alle figure per il computo di sequenza e criccone, entrambe le informazioni allargavano le possibilità speculative. Si doveva avere velocemente idea della distribuzione degli importantissimi Trionfi, e quindi delle possibilità di fare o scavezzare la Grande. E poi si percepiva la distribuzione dei quattro semi, e quindi della possibilità di comporre o rompere le sequenze relative con tagli adeguati. Si richiedeva grande concentrazione e memoria di ferro, con riflessioni anche prolungate prima d'ogni calata, soprattutto negli ultimi giri di mano. Dal tono dei Termini, mi sembra che sminchiassero più spesso di quanto non veda fare oggi, per eliminare i Trionfi e portare il gioco a un complesso Tressette, con figure salvate su un Cavallo o una Cartaccia vincente.

La partita a Tutt'andare era più difficile del Bridge, e non solo a causa del maggior numero di carte e delle varianti come la scartata e il Matto. Nel Tarocchino non si computano le prese, ma il valore delle Figure incassate secondo combinazioni variabili: i bridgisti si cavino il cappello davanti a the noblest, most subtle and most ancient of all card games, per dirla con Michael Dummett.

Per ricostruire con qualche esattezza un regolamento dei Termini, non basterebbe fermare un momento nel tempo, perché forse ogni Casa, dove si gioca a tarocchini, fa legge da sé, col lasciar correre... Si evolvettero con il linguaggio e il costume, e gli Autori si lamentavano della difficoltà di regolamentarli. Lo spirito che se ne percepisce era a grandi linee così: si poteva fare una sola segnalazione per turno, e tempestiva, cioè dopo la calata precedente e prima della successiva. Non si poteva, con una dichiarazione, identificare più d'una carta posseduta. Il compagno di chi calava poteva suggerire la giocata. I Termini dovevano essere intellegibili a tutti, quindi ammessi.

Ne riporto la traccia settecentesca, esaminando due tipi di Termini: quelli espressi da chi sta calando, che definisco 'di dichiarazione' e quelli detti dal compagno di chi sta giocando, che chiamo 'di invito'. Accenno anche alle segnalazioni ottocentesche.